Uno, Nessuno e Centomila

 

Uno, nessuno e centomila” ha come protagonista Vitangelo Moscarda, giovane di ventotto anni di ottima posizione economica. Una mattina la moglie gli fa casualmente notare che ha il naso che gli pende verso destra e questo gli sconvolgerà la vita. Vitangelo Moscarda capisce in un attimo che l’opinione che egli ha di se non corrisponde affatto a quella che hanno gli altri e che, a loro volta, le diverse opinioni di amici e conoscenti non corrispondono fra loro. Moscarda si domanda angosciato chi egli sia e decidere di distruggere le immagini del suo Io che si sono fatti gli altri in modo da diventare uno per tutti quanti. Il protagonista inizia a compiere una serie di esperimenti al fine di osservare i cambiamenti di opinione degli altri nei suoi confronti e per costruirsi un’immagine univoca.

Alla fine Moscarda si sente veramente felice perché ha rinunciato a ogni pretesa d’identità, non riconoscendosi più nel proprio nome vive completamente fuori di se vagando nel flusso della vita universale.

Ciò che si evince da questo romanzo è che ognuno appare agli altri diverso da come egli stesso si vede. Ciascuno è quindi uno (come egli stesso si crede), centomila quanto le persone che lo scorgono e di conseguenza nessuno in quanto perde il suo proprio essere.

“Uno, nessuno e centomila” – la maschera e lo specchio

La società ci spinge sempre più a mescolare l'essere con l'apparire fino a non poterli più distinguere. Vitangelo Mosca rappresenta colui che, stanco di indossare sempre la maschera più consona e di recitare la parte prevista dal copione, si ferma a riflettere e ad osservare con sguardo più critico. Egli cerca di distaccarsi dalla frenesia quotidiana della massa e di strappare le diverse maschere che ci vengono imposte. Il risultato a cui Moscarda approda è l'alienazione, l'estraniazione da sé, poiché forse una realtà univoca ed oggettiva non esiste, bensì esistono tante, centomila realtà soggettive e quindi, vale a dire, nessuna.