Il fu Mattia Pascal

In questo romanzo Pirandello espone le diverse sfaccettature della vita umana, e il desiderio di ribellarsi ad un tipo di vita opprimente per costruire una nuova, partendo dalla storia di Mattia Pascal, rotagonista del racconto.

Mattia Pascal incarna l’uomo moderno in cerca di una propria identità e per questo in perenne movimento. Frustrato e umiliato dal lavoro squallido da bibliotecario presso una vecchia chiesa sconsacrata, dopo una delle frequenti liti con la moglie, tenta la fuga dal paese. Il desiderio di Pascal era quello di poter “costruirsi una nuova vita “recandosi in America, facendo perdere così ogni traccia di sé. Un paio di eventi fortuiti cambiano repentinamente il destino del giovane: Mattia si reca a Montecarlo dove vince una grossa somma di denaro, deciso a tornare a casa per poter aver la sua rivincita gli giunge la notizia che il cadavere che è stato ritrovato in un fossato del suo paese (Miragno) è stato identificato come quello del bibliotecario Mattia Pascal, il suo.

Mattia Pascal è così ufficialmente morto, il giovane protagonista coglie questa opportunità offertagli dalla sorte come una possibilità di essere finalmente se stesso “mi posi a far di me un altro uomo “, cancellando ogni traccia della sua ormai morta identità “Ora, mi sarebbe piaciuto che, non solo esteriormente, ma anche nell’intimo, non rimanesse più in me alcuna traccia di lui” . Rinascendo in Adriano Meis, Mattia Pascal, progetta di costruirsi una nuova e più appropriata identità convinto di poterla forgiare a piacer suo rendendosi artefice del proprio destino e di poter vivere al di fuori delle convenzioni e regole sociali. Ben presto incontra ostacoli insormontabili come l’impossibilità di sposarsi in quanto privo di documenti, la sua identità non ha riconoscimenti ufficiali nelle istituzioni e non gli consente di seguire procedute della legge. Adriano Meis capisce di essere esiliato dalla società, condannato alla più tragica solitudine, vittima di un nuovo scacco della vita. La seconda identità non si rivela affatto migliore della prima : è anch’essa una forma, una gabbia che non consente alcuna reale possibilità di rapporto sociale e umano, alcuno spiraglio di sincerità e autenticità. In preda alla delusione Adriano decide di “suicidarsi” come Adriano Meis per rinascere come Mattia Pascal. Tornato a Miragno si rende conto che nessuno lo riconosce più neanche la moglie che si è nel frattempo risposata con un suo antico innamorato dal quale ha anche avuto una figlia. Il fu Mattia Pascal si riduce a vivere con un’anziana zia e a rinchiudersi nella vecchia biblioteca di un tempo.

”Il fu Mattia Pascal”- la dissoluzione dell’Io e l’impossibilità di vivere al di fuori delle regole della società.

Il tema fondamentale del romanzo è drammatico e implica una visione pessimistica del ruolo e dell’identità sociale ed esistenziale dell’individuo: l’uomo è condannato all’insoddisfazione e all’angoscia in quanto imprigionato in una rigida forma e, al tempo stesso, impossibilitato a spezzarla, in quanto l’abbandono delle convenzioni sociali che ne attestano l’esistenza comporta, di atto, la non esistenza individuale.

La fine del romanzo ribalta l’inizio. Infatti nella prima pagina del romanzo, esprimendo la coscienza di sé che aveva prima della conclusione della sua “strana” storia, il protagonista poteva dire :”io mi chiamo Mattia Pascal”, dando così rilievo alla convenzione sociale, al nome della “maschera”( il cittadino Mattia Pascal).

Ora invece può dire di sé soltanto: ”Io sono il fu Mattia Pascal”, così manifestando la consapevolezza non solo del suo attuale distacco dalla vita, ma anche della trasformazione nel frattempo avvenuta che lo induce a negare qualsiasi valore all’identità sociale( quella della “ maschera”).

Pascal è passato dalla situazione di “maschera” a quella di “maschera nuda”, consapevole dell’impossibilità di qualsiasi identità.