Pirandello e le maschere
Il tema della maschera nella letteratura italiana è ben evidente nella maggior parte delle opere pirandelliane. Ho deciso di analizzare “Uno nessuno e centomila “ e “Il fu Mattia Pascal“, opere che maggiormente indagano il tema della personalità e della dissoluzione dell’io.
Questa scissione è evidente nella realtà descritta da Pirandello, secondo cui essa si sfaccetta in mille pezzi ed è inconoscibile. Ogni uomo indossa infatti mille maschere, tante da non sapere chi sia in realtà, se una di queste, oppure ciò che dietro vi si cela. La molteplicità della realtà, così come quella delle maschere che ci è imposto di indossare, porta inevitabilmente l'uomo ad interrogarsi sul problema della distinzione tra la realtà e l'apparenza. Pirandello, nel 1908, pubblicò il Saggio sull’umorismo e in esso, tra l'altro, spiegò la sua visione nell'uomo di un limite ontologico
Il pensiero pirandelliano si fonda sul rapporto dialettico tra vita e forma. La vita è il fluire incessante dell’energia, l’insieme delle pulsioni che garantisce l’esistenza umana, ciò che blocca tali pulsioni vitali rendendole leggi, ideali, ruoli, è la forma. La forma, benchè necessaria alla società, cristallizza la vita. Dal rapporto dialettico tra vita e forma deriva il relativismo psicologico che si esprime in due sensi: in senso orizzontale, che riguarda il rapporto dell’individuo con gli altri, e in senso verticale che riguarda il rapporto dell’individuo con sè stesso. Quando nasciamo ci troviamo inseriti in una società precostituita, regolata da leggi, convenzioni, abitudini già fissate in precedenza indipendentemente dalla nostra volontà. Inseriti in un determinato contesto, ci fissiamo in una forma, obbligandoci, a muoverci secondo schemi ben definiti che accettiamo o per pigrizia o per convenienza, senza aver mai il coraggio di rifiutarli, anche quando contrastano con la nostra natura. Ma sotto l’apparenza della “forma”, in cui noi stessi ci siamo fissati, il nostro spirito freme per la sua continua mutabilità, perché avverte sentimenti ed impulsi che spesso sono in contrasto con la parte o la maschera che noi (o gli altri) ci siamo imposti. Questi impulsi vengono frenati per non urtare contro i pregiudizi della società ma anche per la buona pace del nostro spirito. Nel mondo mutevole ed enigmatico la maschera, o forma, rappresenta l’unico punto fermo al quale ci aggrappiamo spaventati dal continuo cambiamento del tempo. La maschera coincide con l’apparenza, tramite la riflessione che porta all’accettazione consapevole della scissione tra vita e forma, ne si comprende la fallacità dell’identità, e che dietro all’apparenza dell’identità non c’è una persona integra ma bensì il caos. Ogni esistenza è apparenza priva di fondamento.
Il personaggio ha davanti a se solo due strade: o sceglie l'incoscienza, l'ipocrisia, l'adeguamento passivo alle forme, oppure vive consapevolmente, amaramente e autoironicamente la scissione tra forma e vita. Nel primo caso è solo una maschera, nel secondo diventa una maschera nuda, dolorosamente consapevole degli autoinganni propri e altrui ma impotente a risolvere la contraddizione che pure individua.
2- è CENTOMILA quando viene messa in evidenza la realtà forma che gli altri gli danno
Oltre che nel romanzo Uno, Nessuno e Centomila, questa concezione è evidente anche in Il fu Mattia Pascal, nel quale Pirandello esplicita che, perchè l'essere viva, bisognerebbe che uccidesse di continuo ogni forma (Mattia Pascal diventa Adriano Meis), ma senza forma l'essere non vive (Adriano Meis è un "fu Mattia Pascal").